Va, pensiero, sull’ali dorate; va, ti posa sui clivi, sui colli ove olezzano tepide e molli l’aure dolci del suolo natal! Del Giordano le rive saluta, di Sionne le torri atterrate Oh, mia patria sì bella e perduta! Oh, membranza sì cara e fatal! Arpa d’or dei fatidici vati, perché muta dal salice pendi? Le memorie nel petto riaccendi, ci favella del tempo che fu! O simile di Solima ai fati traggi un suono di crudo lamento, o t’ispiri il Signore un concento che ne infonda al patire virtù! che ne infonda al patire virtù! che ne infonda al patire virtù!
DUCA DUCA (Rigoletto)
Scorrendo uniti remota via Breviora dopo caduto il dì; Come previsto ben s’era in pria Rara belta de ci si scoprì. Era l’amante di Rigoletto che vista appena si dileguò. Già di rapirla s’aveva il progetto, Quando il buffone ver noi spuntò; Che di Ceprano noi la contessa Rapir volessimo, stolto credé; La scala quindi all’uopo messa, Bendato, ei stesso ferma tenè. Salimmo e rapidi la giovinetta Ci venne fatto quinci asportar. Quand’ei s’accorse della vendetta Restò scornato ad imprecar, ad imprecar Restò scornato ad imprecar Restò scornato ad imprecare Restò scornato ad imprecar. Restò scornato ad imprecar, ad imprecar ad imprecar, ad imprecar, ad imprecar